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Volevo cominciare con un piccolo racconto di vita quotidiana. Probabilmente non è il racconto migliore per cominciare, ma temevo di dimenticarmi i dettagli della storia.
Premessa
Io vivo con alcune paure, tutti i giorni. Molte ‘indotte’. Molte sono tipiche di questa ‘maledetta’ città (Roma).
Paura degli attentati in un luogo pubblico; paura che mi cada un albero in testa causa vento e/o pioggia; paura che crolli un ponte mentre ci passo sopra; paura che crolli un ponte mentre ci passo sotto; paura che qualcuno mi tiri un sasso da sopra un ponte; paura che le scale mobili della metropolitana mi inghiottano mentre ci sto sopra…
…rilassati, ho finito! Ci siamo capiti, insomma.
Fatta la premessa e introiettate le paure, puoi leggere il racconto.
Racconto di vita quotidiana (licenze poetiche incluse)
9 Maggio 2019, ore 9.30 circa.
Ero sulla piazzola della fermata Colosseo della metropolitana B. Mediamente ci sono almeno 200 persone su quella piazzola, in qualunque orario e in qualunque giorno.
Molti sono turisti e molti sono disgraziati (come me) che attendono il bus verso il centro. Tutti più o meno felici, tutti più o meno indaffarati nei loro pensieri.
All’improvviso uno sparo. Un rumore inequivocabilmente attribuibile a un colpo di pistola. Nessun dubbio. Nessuno.
Bam!
Immediatamente dopo, due bus si fermano all’improvviso, inchiodando.
In un centesimo di secondo il viso di 200 persone è sbiancato. Molti si sono curvati in basso, d’istinto, per proteggersi dalla sparatoria. Un secondo dopo è iniziata una serie di sguardi incrociati per capire chi fosse il morto e chi fosse l’attentatore. Le guardie dell’esercito escono fuori col mitra in mano, per verificare e risolvere.
Nessun morto, nessun attentatore.
Ma tutti rimangono sbiancati e diffidenti e il gioco di sguardi incrociati continua per 2 secondi ancora. Io avrò guardato negli occhi almeno 10 persone, quindi, in pochi istanti, ci saranno stati almeno 2000 reciproci sguardi di terrore e sospetto.
Niente morto, niente attentatore. Sono passati circa 5 secondi, dal colpo.
All’improvviso, un turista, basso e occhialuto, ridacchia, va verso la strada, si piega, raccoglie qualcosa da terra, la alza e la sventola.
Io non vedo un catzo, non ho gli occhiali.
Mentre prendo gli occhiali tutti iniziano a ridere, ma è una risata strana, trattenuta quasi. Un po' goffa, direi. Per un millesimo di secondo penso “sono stato io a fare qualche gaffe involontaria? Ho appena fatto la solita figura di mmerda davanti al mondo? Mi stanno per arrestare? Posseggo una pistola senza saperlo? Mia figlia ha costruito un esplosivo con il ‘piccolo chimico’ e me l’ha messo nello zainetto?”.
Ora ho gli occhiali e vedo che l’ometto sventola in alto, a beneficio di tutti, una bottiglietta verde di plastica, senz’acqua (ma evidentemente piena d’aria fino a qualche secondo prima) e col tappo ben avvitato, squarciata al centro, liscia e piatta più di una sottiletta. C’è passato sopra il bus ed è esplosa, producendo un rumore secco e definitivo come quello di una magnum.
(no, non è questa la bottiglia incriminata; era mooooolto più piatta. E squarciata in pancia; tuttavia non perderla di vista perché ho un racconto - comico - su di lei )
Comincia un nuovo gioco di sguardi incrociati: i visi si rilassano (tutti e 200, anzi 199), tutti alla ricerca del pirla che si è spaventato per un falso allarme. Si, perché mostrare di essersi tutti cagati sotto è sconveniente, non è da veri uomini.
Dal punto di vista estetico – psicologico - comportamentale, vedere questo trasbordo di volti, dal panico alla nonchalance, in pochi istanti è stato davvero interessante e istruttivo.
Io lo dico orgogliosamente: mi sono cagato sotto (ma qualcosa mi dice che l’avevate intuito).
E via verso la prossima avventura.
Passiamo ora a qualcosa di inequivocabilmente allegro. In particolare a una canzone (tra le molte) che mi mette di buon umore. Probabilmente la conosci, ma il vintage è di moda.
Paolo Nutini è uno scozzese di origini italiane. A me piace moltissimo ma non starò qui a tessere le sue lodi: compratevi i suoi dischi (si fa per dire: oggi la musica è gratis) e fatevi un’opinione vostra.
New shoes ha un ritmo pieno di energia e mi piace ancora oggi, nonostante sia del 2007. E anche una storia semplice alle spalle (se vuoi fare il figo puoi dire ‘lyrics’).
E’ un martedì qualunque. Lui si sveglia mezzo rincojonito e si veste come un poveraccio. Si guarda e non si piace. Probabilmente puzza, pure (specie la maglietta). In particolare le scarpe sono vecchie e rotte e fanno male.
E arriva, anonimamente, il giovedi. Gli amici gli fanno una festa a sorpresa e gli regalano un paio di scarpe nuove. Una figata. Un paio di scarpe nuove. Se le mette, se le guarda e… tutto volge al bello (…and suddenly everything goes right).
Va via la tristezza e la felicità prevale. “Hello new shoes, bye bye blues”.
Dopo anni di incontrastato dominio del binomio scarpa-felicità dovuto a quella…di Cenerentola, finalmente anche un uomo può svoltare la vita con un paio di scarpe!
Play loud and dance!
PS: ovviamente molte case produttrici di scarpe hanno adottato, come jingle pubblicitario, la canzone!
PICCOLO SPAZIO CURIOSITA’
Lo sai perché il numero 17 porta sfiga?
Usando i numeri romani, 17 si scrive così: XVII
Spostando i vari elementi, una delle possibili combinazioni è: VIXI
Se si ‘legge’ quel numero, c’è scritto, appunto, ‘VIXI’.
VIXI significa ‘ho vissuto’ e, se ho vissuto, vuol dire che sono morto.
Non credo di essere stato chiarissimo: in sintesi, il numero 17 porta sfiga perché è associato alla morte.
Fico no?
Fonte: “Non tutti sanno che”, La settimana enigmistica.
E per finire… pubblicità progresso.
Tra le tante giornate mondiali del… c'è quella dedicata al lavarsi le mani, pratica del tutto sconosciuta a molti, inclusa mia figlia.
Se può aiutare nel cammino verso la civilizzazione, qui sotto riporto una parte di una guida ufficiale ministeriale. Se poi ti vuoi fare una cultura sul tema, basta che clicchi qui.
Bell'inizio